lunedì 24 dicembre 2012

Aber - anno II - ventitreesima settimana

Auguri dal Piccio: Fede: dono o risposta

Come spunto per la riflessione natalizia, vorremmo partire da una frase riportata da Padre Cosimo (comboniano responsabile per la formazione dei catechisti nella diocesi di Lira) e tratta dal discorso del Santo Padre in occasione dell'apertura dell'anno per la fede:
“la fede è la risposta ad una rivelazione”.
Questa “definizione” di fede ci ha interrogati e fatto riflettere. Sicuramente è diversa da quella più classica di fede come dono. Quest'ultima mi ha sempre lasciato un po' perplesso soprattutto perchè vede l'uomo come destinatario (di un dono appunto) e non come protagonista. Nella prospettiva un po' diversa sottolineata da Padre Cosimo invece il fedele è più attivo nel costruire la sua fede e più responsabilizzato nel rivelarla agli altri.
In quest'ottica la fede non è il primo fatto ma il secondo, diventa indispensabile vivere almeno un'esperienza di Dio per rispondere “Sì, in questo che ho provato c'è qualcosa di bello e che mi rende felice”. A questo punto, a seconda del contesto e della storia di ognuno, la risposta sarà il credere nel Dio cristiano, musulmano, ebreo, buddista o semplicemente nell'aver fede nel prossimo, nei valori insiti nell'uomo.
Per noi cristiani la rivelazione più grande avvenne circa 2000 anni fa. Ma è sufficiente per tenere viva la nostra fede e soprattutto per trasmetterla a chi, in ricerca, non ha ancora avuto modo di incontrare il Dio-amore?
Per noi, no. Certo è fondamentale, ma non è sufficiente.
Ciò che diventa indispensabile sia per già crede, sia per chi ancora non crede nell'umiltà, nel dono di sé, nella povertà intesa come distacco dai beni materiali, nella giustizia, nella pace è fare esperienza di tutto questo per scoprire, o riscoprire ogni giorno, la bellezza e la gioia che se ne ricava.
Questa è la vera rivelazione che può cambiare il mondo e, di questa rivelazione, tutti noi siamo responsabili. Far conoscere questi valori vuol dire rispondere alla rivelazione che abbiamo ricevuto, testimoniare nella nostra vita quotidiana tutto questo vuol dire avere fede.
E allora il nostro augurio più grande è di continuare a fare esperienze di amore e di gioia (rivelazione) e di alzarsi ogni giorno con la voglia di vivere sempre più radicalmente quei valori che sono il vero volto e la vera incarnazione di Dio (risposta).

...e dalla Mari: La Luce guardò in basso
La luce guardò in basso
e vide le tenebre:
"Là voglio andare" disse la luce.
La pace guardò in basso
e vide la guerra:
"Là voglio andare" disse la pace.
L'amore guardò in basso
e vide l'odio:
"là voglio andare" disse l'amore".
Così apparve la luce
e inondò la terra;
così apparve la pace
e offrì riposo;
così apparve l'amore
e portò la vita.
"E il Verbo si fece carne
e dimorò in mezzo a noi". (Lambert Noben)
L'uguaglianza guardò in basso
e vide le donne.
La compassione guardò in basso
e vide i malati.
L'allegria guardò in basso
e vide i bambini.
Il diritto guardò in basso
e vide i potenti.
E dissero "Là vogliamo andare"
"E il verbo si fece carne"
e dimora in questa terra d'Africa
calpestata, insanguinata, bruciata.
Buon Natale di giustizia
Buon Natale di speranza (Maria Grazia)




 

mercoledì 19 dicembre 2012

Aber - Anno II - ventiduesima settimana

"Se vuoi arrivare primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano cammina insieme"


A me non piacciono molto i modi di dire però un episodio avvenuto alla fine dell’anno scorso mi ha richiamato alla mente questo proverbio: Orfanotrofio nuovo, i ragazzi si erano appena trasferiti, i “donors”erano ripartiti. Dopo circa un mese in cui quasi tutti i pomeriggi cercavo di andare al St.Clare semplicemente per "stare" con i ragazzi (anche perché la lingua e la“reverenza” verso il bianco non permettevano di fare molto di più) Eunice si avvicina e mi chiede “You want our success?”. Io non sapevo bene cosa rispondere ma quello che ho cercato di dirle è che il loro successo dipende da loro stessi, io sono lì per camminare un po’ insieme.
Da qui nasce la voglia di fare tante attività cercando di condividere le fortune che ho avuto (sia in termini di possibilità di studiare sia in termini di affetto ricevuto/educazione). Due di queste attività sono sfociate nella realizzazione di altrettanti lavori che ora abbiamo il piacere di poter condividere con voi. In modo particolare, come accennavo già in altri post, si tratta di un album fotografico e di un cd musicale. Nel primo sono raccolte 65 foto divise per "capitoli" (villaggio, parrocchia, trading center, primary school, secondary school, ospedale, vecchio e nuovo orfanotrofio, danze e strumenti e animali del parco) che vi accompagneranno in un tour virtuale per Aber e dintorni. Inoltre le foto sono corredate da alcune brevi descrizioni delle realtà presentate (per es. sul sistema scolastico o su quello sanitario, sulla struttura della chiesa ugandese o sulle attività commerciali più diffuse da queste parti). Il valore aggiunto è che la maggior parte delle foto sono state realizzate dai ragazzi stessi che hanno avuto così modo di imparare qualcosa sulla fotografia, andare in giro come reporter ma soprattutto hanno potuto divertirsi in modo costruttivo.
L'idea del cd nasce invece ascoltando i ragazzi del St.Clare animare la messa del sabato mattina in parrocchia. Le emozioni erano così intense che ho pensato potesse essere bello "amplificarle" fino in Italia. Non so se l'effetto ascoltandole da un computer a 5000km di distanza sarà lo stesso, ma sicuramente il risultato di far divertire i ragazzi e di abbattere alcune barriere (come quella di far cantare e collaborare insieme ragazzi e adulti che qui non è molto diffuso) è stato già raggiunto. Nel booklet del cd sono inoltre riportati i testi delle canzoni e le traduzioni così che non solo la musica ma anche il significato delle parole possa arrivare pienamente a tutti voi. In questo modo sarà inoltre possibile, magari per qualche coro parrocchiale o per qualche gruppo missionario, riproporre queste canzoni per l'animazione delle celebrazioni che diverranno così un po' più africane.
Il ricavato delle vendite verrà naturalmente riutilizzato per altre attività con i ragazzi dell'orfanotrofio.
Per "ingolosirvi" un po' potete vedere qualche foto o ascoltare qualche canzone scaricandoli da questi link:
Canzoni:
Woro bed malo
We sing Alleluya
Daniel Comboni
Foto:
Anticipazione Album
Per non farti sfuggire l'album e/o il cd e/o il minilibro con una selezione dei post più significativi del vostro blog preferito, il metodo consigliato è di recarvi a vedere il famoso presepe dei comboniani di Venegono Superiore (per informazioni puoi scaricare la locandina da questi link: locandina oppure puoi collegarti al sito diCombInAzione). Al termine della visione sarà allestita una mostra in cui sarà presentata la realtà di Aber, ci sarà un laboratorio per i bambini e sarà possibile visionare altro materiale.
 
In alternativa, per chi di voi è un po' "fuori mano" rispetto a Venegono, c'è la possibilità di fare un'offerta per il nostro progetto "Piccio-Uganda" e...


con un'offerta minima di 8 euro riceverai il Minilibro 

con un'offerta minima di 15 euro riceverai il cd musicale

con un'offerta minima di 20 euro riceverai l'album fotografico

infine un'offerta te la facciamo noi...con 35 euro riceverai il kit "Piccio-Uganda" completo (minilibro + cd + album fotografico)

Per le modalità di invio della tua offerta puoi scegliere tra:


bonifico a: 
 
Associazione Combinazione
IBAN: IT59Z0840450110000000001050
banca:Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate
Causale: contributo per......(minilibro, cd, album, offerta speciale) da inviare a: (inserire vostro nome, cognome e indirizzo)

Pagamento tramite PayPal
Collegati al sito di Combinazione e troverai le indicazioni per effettuare il pagamento

Al momento dell'invio della tua offerta, ti chiediamo di mandare anche una mail a: segreteria@combinazione.it
Si prega infine di pazientare un pochino...il materiale verrà certamente inviato assicurandovi che faremo del nostro meglio perchè, almeno i tempi, non siano troppo...Africani!
Tutto questo materiale vuole semplicemente essere un passo di questo cammino fatto insieme ai ragazzi del St.Clare…unisciti a noi!

giovedì 13 dicembre 2012

Aber - anno II - ventunesima settimana

Una domenica di svago

Non è facile trovare una domenica in cui Maria Grazia sia libera da turni, in cui non abbiamo inviti ad essere ospiti di onore in qualche celebrazione bella ma sempre impegnativa e in cui ci sia qualcosa di organizzato a cui partecipare. Ebbene, domenica scorsa tutto questo è avvenuto (e anche di più visto che incredibilmente anche Elena era libera e ha potuto unirsi a noi). L'evento a cui abbiamo partecipato era organizzato dai: “Lango people on the move”. E' un gruppo di persone legato alla commissione giustizia e pace di Lira che da qualche tempo organizza spettacoli per sensibilizzare la gente su alcune tematiche e nello stesso tempo valorizzare la cultura locale. Questi ragazzi si esibiscono in canti, balli e recitazione usandoli come strumenti per comunicare e smuovere le coscienze. Come abbiamo più volte detto nei nostri post, la gente qui ha un estremo bisogno di essere stimolata ad alzare la testa, a conoscere prima e lottare poi per i propri diritti, ad iniziare a ragionare in modo diverso valorizzando alcuni valori della tradizione e abbandonando invece altre pratiche che sono veramente tribali e, a volte, brutali; più frutto della perversione umana (e in parte dell'ignoranza) che di una cultura. Infine, la gente qui ha bisogno di divertirsi, ha bisogno di svaghi sani per non rinchiudersi in più facili ma dannosi diversivi alcolici. Insomma, niente di particolarmente diverso di ciò di cui c'è bisogno anche da noi in Italia e un po' ovunque...giustizia e pace!
Importantissimo inoltre, soprattutto qui, che siano gli ugandesi stessi a sensibilizzarsi su alcune tematiche di vitale importanza per una crescita del paese e non l'ONG di turno che passa, “indottrina” dall'alto del suo sapere e va...
L'evento era organizzato presso il “Lira Hotel” un vero posto da ricconi che offriva però una splendida cornice a questo spettacolo.
Nelle Piccio-foto trovate qualche immagine di questa giornata un po' diversa per noi e benaugurate per questo Paese.

martedì 4 dicembre 2012

Aber - anno II - ventesima settimana

Cosa farò da grande?

Dopo tanto tempo e a grande richiesta ecco che torna una Franci-rubrica. Dopo aver visto i giochi, gli animali e i cibi locali, questa volta parliamo di cose serie: il lavoro. Anche se tante volte abbiamo detto che qui non si ammazzano di fatica (soprattutto gli uomini) di qualcosa bisogna pur campare e quindi ecco una rassegna sui lavori e le attività tipiche del posto. E' interessante andare in giro e guardare come, chi veramente ha la volontà di farlo, riesce ad ingegnarsi e mettere in piedi un'attività con quel poco che ha.  Io non so cosa farò da grande ma, visto il vento che tira anche in Italia, è meglio che impari un po' di quell'arte dell'arrangiarsi che fa sempre comodo!
Per vedere le foto clicca qui oppure nel link che trovi qui a fianco tra le Franci-rubriche.

giovedì 29 novembre 2012

Aber - anno II - diciannovesima settimana

Otem Okristo 2.0
 
Forse qualcuno si ricorderà che avevamo già accennato una volta alle Otem Okristo. In inglese viene tradotto con "small christian community", in pratica delle piccole comunità formate da vicini di casa. Spesso i membri sono due o tre clan che vivono nella stessa area. Sono le più piccole "cellule" della chiesa in una struttura che dalla diocesi passa alle parrocchie poi alle cappelle e, infine, appunto alle piccole comunità cristiane. Originariamente e tradizionalmente solo Otem (comunità) sono poi diventate Okristo quando alla normale condivisione della vita si è aggiunta la condivisione della Parola di Dio. E' sicuramente la dimensione più viva che abbiamo trovato...forse perchè legata alla loro storia, certamente perchè non gli è stata imposta dall'esterno. Questo dovrebbe farci riflettere sul perchè altre strutture importate (nella chiesa ma anche nella società come per esempio la scuola e gli ospedali) facciano così fatica ad essere portate avanti dagli ugandesi.
Comunque sia ora anche noi facciamo parte di una Otem Okristo. In maniera un po' anomala come normale che sia per noi bianchi, ma ne siamo comunque parte. Si chiama Acero, si trova nella cappella di Agulurude (guarda caso dedicata a San Daniele Comboni!) all'interno della parrocchia di Teboke. Siamo anomali perchè non viviamo su quel territorio ma una serie di circostanze (in parte anche casuali) ci hanno portato lì. La casualità sta nel fatto che, al termine di una Messa a cui abbiamo partecipato in quella cappella, durante gli infiniti speeches finali, col mio solito umorismo da due soldi ho detto che eravamo contenti di essere lì ma che avevano commesso un errore: non avremmo più dovuto avere un posto tra gli ospiti di onore ma tra la gente comune in quanto ormai facevamo parte di quella comunità (dato che era la quarta o la quinta messa a cui partecipavamo in quella cappella). A queste mie parole il prete ha preso la palla al balzo e mi ha chiesto allora di quale Otem facessimo parte. Completamente ignaro delle varie piccole comunità di quella cappella, alzo gli occhi al cielo e vedo cinque cartelloni che riportavano le collette fatte dalle cinque comunità esistenti nell'area. Ingenuamente leggo ad alta voce: Acero! non l'avessi mai fatto! scrosci di applausi, strette di mano e saluti di ben venuto oltremodo calorosi, il chairman a cui non sembra vero di avere dei membri bianchi che si precipita da noi invitandoci alla prima riunione...e non è tutto, ma andiamo con ordine.
Il 16 Novembre ricorreva il Santo Patrono di quella Otem e naturalmente non potevamo mancare...o almeno io perchè la Mari ha sempre la "scusa" buona dell'ospedale. Ora di inizio prevista: 10am; ora effettiva di inizio: mezzogiorno.
Tale ritardo ci porta a fare uno spuntino pre-celebrazione a fase di fegato, posho, fagioli e patate dolci...il tutto annaffiato con dell'ottimo cai-cak (te fatto col latte al posto dell'acqua) perchè è pur sempre una colazione!
L'atmosfera è molto bella, è come se da noi la gente di un isolato si trovasse tutte le settimane per condividere le gioie e  le difficoltà partendo dalla Parola del giorno in una modalità molto concreta, molto calata nel quotidiano: si parlava di parenti in ospedale che non potevano essere assistiti, del fatto che non avevano i soldi per raggiungere un certo posto, si ringraziavano gli altri per un sostegno ricevuto, etc.
Dato che era anche la festa del patrono, si sono anche celebrati i battesimi, si sono introdotte nella comunità le coppie che si erano sposate durante l'anno e c'è stato l'annuncio di quelle che si sarebbero sposate e ci sono stati poi altri svariati annunci di interesse comune che un po'  non ho capito e un po' vi risparmio per non tediarvi troppo.
Fatto sta che si sono fatte le 5:30pm e ci attendevano ancora i baccanali finali. Ecco le donne rientrare con vassoi di svariate pietanze. Mentre mi barcamenavo al meglio per cercare di mangiare con le mani senza sporcarmi fino al midollo ho ricevuto: due inviti per altrettanti matrimoni, una richiesta di fare da testimoni ad una terza coppia (per altro sconosciuta e che dirà le promesse matrimoniali in lango senza darci la possibilità di capire nulla di ciò che stiamo testimoniando); una richiesta di fare da padrino e madrina ad un battesimo e, per ultimo, l'offerta di uno spazio per costruirci una nostra capanna e andare a vivere lì nella nostra nuova comunità (qui è più semplice, vero LMC?)
Beh, probabilmente declineremo tutte queste offerte che ci sono state fatte, ma è comunque bello sentirsi parte di una comunità con cui veramente camminare nella quotidianità e con cui affrontare e discutere di quelle tematiche come giustizia e pace o la famiglia che, proposte al altri livelli fanno veramente fatica ad essere sentite come qualcosa di interesse comune.
Certo, non è molto consolante pensando che dovrebbero essere argomenti sentiti di interesse comune a livello nazionale, ma da qualche parte bisogna pur partire e, come sempre, i cambiamenti non possono che partire dalla base.

sabato 24 novembre 2012

Aber - Anno II - special post

Petizione per i diritti dei gay in Uganda

Riportiamo questo appello della comunità Avaaz - Il mondo in Azione. Vi chiediamo naturalmente di firmarla, di inoltrarla ai vostri contatti e, nello stesso tempo, speriamo che come sempre anche questo post possa essere fonte di riflessioni.

Cari amici,

Il Parlamento ugandese vuole approvare una legge brutale che potrebbe introdurre la pena di morte per il reato di omosessualità. Se lo faranno, migliaia di ugandesi potrebbero essere uccisi o condannati all'ergastolo soltanto perché gay.

Già in passato siamo riusciti a fermare questa legge, e possiamo farlo ancora. Dopo l'enorme appello globale dell'anno scorso, il Presidente ugandese Museveni aveva bloccato la legge. In Uganda il malcontento nei confronti della politica sta crescendo, e gli estremisti religiosi in Parlamento sperano che la confusione e la violenza che regnano nelle strade possano distrarre la comunità internazionale e far passare inosservato il secondo tentativo di adottare questa legge piena d'odio. Possiamo dimostrare che il mondo ha ancora gli occhi puntati su di loro.

Non abbiamo tempo da perdere. Raggiungiamo un milione di voci contro la legge anti-gay in Uganda nelle prossime 24 ore: le consegneremo ai leader ugandesi e a dei paesi chiave che li possano influenzare. Clicca qui per entrare in azione e poi gira questa email a tutti:
http://www.avaaz.org/it/uganda_stop_gay_death_law/?bkRoocb&v=19431

Essere gay in Uganda è già pericoloso e orribile. Gli ugandesi LGBT sono continuamente minacciati e picchiati, e solo l’anno scorso l’attivista per i diritti degli omosessuali, David Kato (foto qui sopra) è stato brutalmente massacrato in casa sua. Ora sono minacciati ancora di più da questa legge draconiana che potrebbe imporre il carcere a vita alle persone condannate per aver avuto relazioni con persone dello stesso sesso e la condanna a morte per i recidivi. Persino chi lavora per le ONG impegnate nella prevenzione dell'HIV secondo questa legge possono essere incarcerate con l'accusa di "promuovere l'omosessualità".

Proprio ora l'Uganda è in pieno fermento politico: milioni di euro di aiuti scomparsi hanno gettato nello scandalo il Parlamento. Questo scompiglio ha fornito agli estremisti religiosi in Parlamento la migliore opportunità di ritirare fuori la legge anti-gay, dandole il nome di “Regalo di Natale” agli ugandesi.

Il Presidente Museveni ha già tolto il suo sostegno a questa legge una volta, dopo che la pressione internazionale ha minacciato di bloccare gli aiuti all'Uganda. Facciamo crescere una petizione di un milione di firme per fermare la pena di morte contro i gay ancora una volta e per salvare vite umane. Ci rimangono solo poche ore: firma sotto e fai il passaparola con amici e famiglia:
http://www.avaaz.org/it/uganda_stop_gay_death_law/?bkRoocb&v=19431

La volta scorsa, la nostra petizione internazionale che condannava la pena di morte contro i gay era stata consegnata in Parlamento, diventando una notizia diffusa in tutto il mondo e sufficiente a bloccare la legge per diversi mesi. Quando una rivista ugandese ha pubblicato i nomi, le foto e gli indirizzi di 100 sospetti gay, che erano stati poi minacciati, Avaaz ha sostenuto un'azione legale contro la rivista e abbiamo vinto! Insieme ci siamo messi dalla parte della comunità gay in Uganda, e ora hanno bisogno di noi più che mai.

Con speranza e determinazione,

Emma, Iain, Alice, Morgan, Brianna e il resto del team di Avaaz

mercoledì 21 novembre 2012

Aber - anno II - diciottesima settimana

dall'uscita principale...

La guardia della Domenica inizia alle 8am e finisce alle 8am del giorno dopo.
Se ti chiamano per la prima volta alle 8 meno 5 della domenica sai già che sarà, fuor di metafora, una...bloody sunday...
Così io ed Elena andiamo a fare un cesario, non abbiamo ancora finito quando ci fanno sapere: “ci sono altre due madri da rivedere”: in altre parole altri due cesari da fare!
In sala parto l'ostetrica ci dice: “Lei potrebbe anche partorire, ma si rifiuta di spingere”
Si rifiuta? Si rifiuta??
Io ed Elena ci guardiamo: adesso ci pensiamo noi al counselling...
Monica (così si chiama la mamma scioperante) parla inglese e mi implora di portarla in sala operatoria.
Io mi avvicino, la guardo e con la mia nota delicatezza le faccio presente che io sono l'unico dottore in ospedale fino alla mattina dopo e non ho nessuna intenzione di aprirla, quindi o spinge o aspetta 24 ore.
In realtà ho paura, non so se sto facendo la cosa giusta (difficile saperlo in questo lavoro...soprattutto visto che non è il mio lavoro...)
Decido di attingere sapienza dal manuale “Come diventare ginecologo in 5 minuti”: potremmo usare la ventosa. Elena mi incoraggia...a suo modo...“Vedrai che siamo capaci: abbiamo visto Bruno farlo almeno due volte...”
Così con la nostra sana incoscienza, convinte di fare il meglio per mamma e bimbo, e contro il parere di tutte le ostetriche che chiaramente preferiscono spedirti la paziente in sala operatoria, procediamo al cosiddetto “parto assistito”.
Ai primi due tentativi la ventosa si stacca dalla testa del bambino. Io sono sudata fradicia (e vi risparmio gli altri dettagli splatter...), ho il fiatone e mi trema il braccio. D'altra parte questo non è un lavoro da donne, soprattutto se muscolo-prive come me (…faccio fatica perfino a svitare la caffettiera!!!).
Le ostetriche mi minacciano: “Se non riesci al terzo tentativo la porti in sala”
Hanno ragione: le linee guida dicono così.
Ma 3 è il numero perfetto e così come per incanto (e soprattutto per merito di mamma Monica che suo malgrado si è convinta di essere fondamentale nella riuscita dell'impresa) la testa sguscia fuori come un tappo di spumante. A quel punto non so più cosa fare: non ho mai fatto nascere un bambino così! L'ostetrica mi apostrofa: “Giragli la testa e tiralo fuori!”
Lo appoggio sulla pancia della mamma e lui, Okello, inizia a piangere...quasi quasi anche io... è la prima volta che faccio uscire un bambino per la via principale!
 
PS (del Piccio): sarà un caso ma dopo questo episodio è successo per ben tre volte che un'infermiera chiamasse in maternità la Mari perchè una mamma non riusciva a partorire e, non appena la Pizzi faceva il suo ingresso in reparto, il bambino pensava bene di uscire da solo! Tant'è che una mamma ha voluto chiamare la figlia Maria Grazia sperando forse che anche la sua figliola possa ricevere un po' dei superpoteri di questa dottoressa-stregona "munu"!

mercoledì 14 novembre 2012

Aber - anno II - diciassettesima settimana

Padre Mario e le stelle di Angal
Padre Mario è per me il volto onnipresente ad Angal.
Ogni volta che sono venuta fin quassù l'ho sempre incontrato.
A volte malato, magari stanco, un po' dimesso, ma sempre dedito alla sua gente.
Questa sera quando gli abbiamo chiesto di mostrarci le stelle anche l'ultimo velo di tristezza è scomparso. Abbiamo spento tutte le luci e portato in giardino telescopio e binocolo.
Così un anziano padre missionario e due infettivologi temporaneamente ultrasonografisti, giunti fin qui per studiare un po' di ecografia con i colleghi africani, hanno cominciato ad ammirare le Pleiadi sfarzose e lucenti come una collana di diamanti, inseguite a breve distanza, ma mai catturate dal cacciatore Orione. Poi lo Scorpione, Cassiopea, la Via Lattea, decine di stelle cadenti e il sorgere di Giove rosso, arancione e blu con tre delle sue lune.
Dopo avere trascorso una settimana nel buio di una stanza di ospedale, direzionando ultrasuoni dentro addomi e colli alla ricerca di vasi minuscoli e parenchimi opachi ora stavamo nell'immensità dell'universo, illuminati dalla calotta celeste a contemplare entità di cui neanche conosciamo la natura.
Non è facile vivere e lavorare in Africa, soprattutto per chi lo fa per tanti anni.
Ma in quel momento tutti noi siamo stati infinitamente grati di essere lì e in nessun altro posto.

mercoledì 7 novembre 2012

Aber - anno II - sedicesima settimana

Stupiti!
Dopo ormai quasi un anno e tre mesi, alcune cose non finiscono ancora di stupirti. Innanzitutto, devo dire, la capacità dei bambini di giocare con...niente! bastoncini, foglie, barattoli di yogurt, sassi, tappi di bottiglia e, soprattutto, tanta sabbia  fanno volar via i pomeriggi tra mille giochi diversi con un'unica costante: lo sporco!
A parte questo, mi ha però colpito giovedì scorso quando sono andato a Lira, in un solo "viaggio" per andare a far la spesa, quante cose di quest'Africa mi abbiano ancora sorpreso!
Credo non finirò mai di stupirmi...
...dei benzinai che hanno ancora la pompa manuale e per farti 60000shellini (20euro) di benzina devono sudare sette camice e girare una manovella per dieci minuti;
...dei taxi che incontri lungo la strada e che trasportano tranquillamente 8/9 persone, svariate galline, e magari qualche enorme sacco di carbone;
...della gente che cammina o, quando va bene, pedala per ore e ore e ore;
...delle donne che portano carichi pesantissimi sulla testa;
...di vedere moto, macchine e camion immersi per metà nei fiumiciattoli che per l'occasione si trasformano in naturali autolavaggi;
...delle persone che trasportano in bicicletta letti e divani!
Poi finalmente arrivi in città ma, ancora, contraddizioni e situazioni improbabili la fanno da padrone...
...stanno costruendo una casa e i trabattelli sono fatti con tronchi assemblati con chiodi arruginiti;
...nella fogna a cielo aperto che scorre lungo la strada, i bambini cercano bottiglie di plastica vuote come fossero pepite d'oro;
...la gente compra le stesse bottiglie (300shellini le piccole e 500 le grandi) per riepirle di benzina e andarla a rivendere a motociclisti in panne a prezzi maggiorati oppure per riempirle di paraffina da utilizzare nelle lampade;
...la tecnologia è arrivata troppo in fretta (molto prima della democrazia ancora lontana) portando dei controsensi. Per esempio i cellulari senza la corrente hanno fatto ingegnare i più intraprendenti con baracchini forniti di piccoli pannelli solari con cui ti ricaricano il telefonino per 500shellini.
...entri in banca e qui più o meno l'ambiente sembra normale. Poi però osservi la coda allo sportello e noti che tanta gente al posto della firma, in fondo ai moduli che consegna, mette le impronte digitali: tantissimi sono ancora analfabeti;
...l'infermiera che c'è in macchina con te (in Africa non si viaggia mai soli) alle due meno cinque quando stai ancora finendo di fare le tue cose ti dice di essere di turno dalle due (considerate che Lira dista circa un'ora da Aber!);
...infine torni a casa, apri i pacchi delle nonne ritirati in posta e...non finisci mai di stupirti di riscoprire ogni volta quanto è buono il parmigiano reggiano!

giovedì 1 novembre 2012

Aber - anno II - quindicesima settimana

Straordinarietà e normalità
Dopo la straordinarietà dell'Inter-campus, eccoci ricalati nella normalità, nella quotidianità di Aber.
Dopo il boom di visite al blog della scorsa settimana (quasi 400!) piacerebbe scrivere ancora qualcosa di “spettacolare” come l'ultimo post ma, naturalmente, non è possibile. Questa settimana è passata in maniera abbastanza anonima...i “pacchi” tirati dalle insegnanti al corso di informatica, l'inizio dell'arduo compito di togliere il pannolino al Samu, il Franci che riesce a svestirsi ormai completamente da solo per andare in doccia (togliere la maglietta è stato l'ultimo step che ha richiesto parecchio tempo), la Mari che è partita per due settimane per un corso ad Angal e io che mi spupazzo i pargoli (ma d'altra parte il bello di essere famiglia è proprio questo, no?), l'album di fotografie ormai solo da stampare, la creazione del booklet del cd che ha richiesto l'impiego di tutte le mie competenze informatiche, il bel rapporto di aiuto/amicizia/collaborazione che sta crescendo con Elena (chirurgo del CUAMM ma soprattutto nostra nuova vicina di casa divenuta già indispensabile nelle gestione delle due pesti! sempre più spesso se le ritrova infatti in casa a scroccare biscotti, in cerca di qualcuno da cui farsi leggere una storia o, per ultimo, a fargli ben 3 pipì sul pavimento nel giro di 5 minuti! Dura l'Africa Elena, eh?) etc, etc.
Cosa è meglio allora, la straordinarietà o la normalità?
Non saprei, certamente la straordinarietà senza la normalità non ha senso. Non ha senso fare un mega evento senza aver creato prima delle relazioni, senza essere entrati nel tessuto sociale. Però anche la straordinarietà ha del positivo...ricarica, rilancia, da nuova forza.
Al di là di quest'ultimo aspetto crediamo comunque che la modalità migliore per essere presenti in questo posto e, più in generale, per testimoniare e condividere le proprie idee sia proprio la quotidianità e non l'eccezionalità, il silenzio e non il clamore, la perseveranza e non il “mordi e fuggi”.

giovedì 25 ottobre 2012

Aber - anno II - quattordicesima settimana

INTER-CAMPUS Naggalama

Da domenica 21 a mercoledì 24 ottobre si è svolto a Naggalama (circa 40 Km da Kampala) l'Inter-Campus. InterCampus realizza dal 1997 interventi in ambito sociale rivolti a bambini tra i 6 e i 13 anni. Attualmente è presente in Asia, Africa, Europa e centro-sud America per un totale di 25 paesi. Gli obiettivi di questi interventi sono plurimi ma sicuramente il più importante è utilizzare il calcio come strumento educativo, come sano divertimento e come "scusa" per tenere agganciati i bambini che altrimenti sarebbero per strada con tutti i rischi che ne deriverebbero. Ultimamente gli allenatori e i responsabili cercano di recarsi nei vari progetti due volte all'anno, ma ciò che è più importante è che l'intervento non si limita a queste presenze fisiche ma viene richiesta una continuità che deve essere data durante tutto l'anno e che viene garantita dagli allenatori locali che vengono formati.
Il campus infatti è struttrato in due parti principali:
il lavoro di formazione rivolto ad allenatori locali e il lavoro con i bambini. La mattina, strutturata anch'essa in due sessioni, prevede la formazione teorica e pratica dei futuri coaches. Il pomeriggio sono questi ultimi che lavorano con i bambini cercando di sfruttare i concetti e i suggerimenti raccolti, naturalmente sotto la supervisone attenta degli allenatori dell'Inter.
E' stata un'esperienza emozionante e interessante sotto diversi punti di vista:
Certamente l'aspetto più toccante è la gioia e l'entusiasmo dei bambini che grazie ad esercizi pensati appositamente per loro imparano (e non solo a giocare a calcio) divertendosi. E' stato importante vedere però anche l'alto grado di coinvolgimento degli allenatori. Il clima era molto positivo grazie alla professionalità di Alberto e Roberto (i due allenatori di InterCampus) ma grazie anche alla loro capacità di coinvolgere e far sentire a proprio agio indifferentemente sia i bimbi che gli adulti.
Ultime emozioni derivano in fine dall'essere tifoso interista. Da una parte entrare un pochino di più in contatto con questo mondo per molti aspetti contraddittorio ma che comunque rimane una passione. Dall'altra sapere che l'inter è l'unica società calcistica al mondo a fare progetti di questo tipo nel sociale (altre fanno della beneficienza ma è cosa diversa!) inorgoglisce e fa sperare che il calcio e lo sport in genere possano tornare ad essere uno strumento utile alla società.
Purtroppo, non voglio illudermi, il calcio soprattutto ad alti livelli è e sarà sempre un sistema in cui alla fine prevarranno su tutto gli interessi economici. Sicuramente alcune forti contraddizioni (essere associati a grandi multinazionali o avere un giro di soldi spropositato rispetto soprattutto a questi paesi) possono far passare questi progetti come banali interventi di queste società per pulirsi la coscienza. Però non è neanche giusto ignorare tentativi di chi, parte di un sistema complesso, cerca di interrogarsi su alcune tematiche etiche e sociali.
Un'ulteriore cosa che ho apprezzato è che Inter-campus mira soprattutto ad un passaggio di competenze tecniche ed educative. Come ben sapete, siamo abbastanza allergici a chi porta unicamente soldi o materiali.     
Un'ultima osservazione va fatta sulla portata di questi progetti: credo che sia importante non pensare di essere l'intervento sociale risolutore, ma dare a questa esperienza la giusta collocazione e dimensione. Sicuramente può dare degli input, sicuramente può stimolare riflessioni nella gente ugandese ma, certamente, i problemi sociali vanno affrontati e risolti unicamente dall'interno, unicamente dalla gente locale che dovrà molto soffrire e molto lottare per raggiungere un livello democratico almeno degno di questo nome.
Un'ultima emozione...alla fine dell'ultimo allenamento una bimba ha intonato:"No abbamo Inte en ore!" (i non frequentatori di San Siro devono sapere che c'è un coro che fa:"Noi abbiamo l'Inter nel cuore")...che dire...l'italiano ha bisogno ancora di qualche ritoccatina ma la fede è già da curva Nord!
N.B.: Chi vuole curiosare e conoscere un po' di più il mondo di InterCampus può farlo cliccando sui due link "Inter Campus" e "sui campi del mondo" presenti nella sezione "Per Approfondire". Sempre qui a fianco, all'interno di "Piccio-Foto", c'è invece un nuovo album in cui trovate alcune foto dell'Inter-Campus scattate a Naggalama in questi ultimi giorni.

mercoledì 17 ottobre 2012

Aber - anno II - tredicesima settimana

10 Ottobre: San Daniele Comboni
Approfittiamo della festa di San Daniele Comboni per riportare una sua breve ma significativa biografia presa dal sito "giovaniemissione". Come molti di voi sanno o avranno scoperto leggendo il blog noi siamo laici missionari comboniani. Dato che fino ad ora non avevamo ancora postato nulla su Comboni, ci sembrava giusto in questa occasione, nel nostro piccolo, far conoscere qualcosa in più su di lui o magari semplicemente stuzzicare la curiosità così che chi interessato potrà approfondire e conoscere meglio questa che nella nostra vita è una figura molto importante:
 
"DANIELE COMBONI, nato a Limone sul Garda (BS), il 15 marzo 1831, si trasferì ancora ragazzo a Verona, dove alla scuola di Don Nicola Mazza, si aprì a grandi ideali di apostolato missionario.La sua vocazione, accesa al ricordo dei Martiri, si consacrò in un giuramento di consacrazione totale all’Africa (1849) che lo portò a rischiare più volte la vita in estenuanti spedizioni missionarie fin dal 1857.
Nella fiducia che gli Africani sarebbero divenuti essi stessi protagonisti della loro salvezza, ideò un progetto per "salvare l’Africa con l’Africa" (Piano del 1864).
Fedele al suo motto "O NIGRIZIA O MORTE", nonostante le difficoltà, proseguì nel suo disegno fondando nel 1867 l’Istituto dei Missionari Comboniani.
Voce profetica, annunciò alla Chiesa tutta, particolarmente in Europa, che era giunta l’ora della salvezza dei popoli dell’Africa. Non esitò, per questo, a presentarsi, lui semplice sacerdote, al Concilio Vaticano I per chiedere ai Vescovi che "ogni Chiesa locale" venisse coinvolta nella conversione dell’Africa (Lettera del 1870).
Con coraggio non comune per allora, fondò nel 1872 un Istituto di Suore esclusivamente consacrate alle missioni, le Suore Missionarie Comboniane.
Per gli Africani spese tutte le sue energie, e si batté per l’abolizione della schiavitù.
Consacrato vescovo dell’Africa Centrale nel 1877, morì stroncato dalle fatiche e dalle croci, a Khartoum la sera del 10 ottobre 1881.
Ebbe una idea-forza che lo guidò in tutta la sua vita: consacrarsi per l'evangelizzazione degli africani. E lo fece con impegno, poiché era sicuro che Dio lo voleva.
Un giorno il Dicastero di Propaganda Fide fece sapere a Daniele Comboni: "O tu mi assicuri che vivi 35 anni ancora e così mi organizzi bene l’evangelizzazione dell’Africa Centrale, oppure mi fondi Istituti tuoi che assicurino l’opera dopo di te!".
E così Daniele Comboni divenne fondatore. Circa 4.000 uomini e donne –sacerdoti, fratelli, suore, missionarie secolari e laici –provenienti da più di 30 nazioni, oggi
incarnano il carisma e la passione di Daniele Comboni per "i più poveri ed abbandonati" sui campi della missione ad gentes, in più di 40 paesi di quattro continenti.
Insieme ad un grande numero di amici e collaboratori animati dalla stessa spiritualità, i membri degli istituti Comboniani formano la grande famiglia Comboniana.
Nuovi frutti del carisma comboniano sono: L'Istituto Secolare Missionarie Comboniane 1969 e il Laici Missionari Comboniani 1990.
Il 17 marzo 1996 Daniele Comboni viene beatificato da Giovanni Paolo II in San Pietro a Roma. Daniele Comboni fu un uomo di fede solida e sicuro della sua vocazione.
La canonizzazione è avvenuta invece il 5 ottobre 2003 sempre in piazza San Pietro. Ormai il carisma di Daniele Comboni è patrimonio della Chiesa Universale."
Ecco un estratto di una delle Sue omelie più famose:
Khartum, 11/05/1873
"Assicuratevi che l'anima mia vi corrisponde un amore illimitato per tutti i tempi e per tutte le persone. Io ritorno fra voi per non mai più cessare d'essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consa­crato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l'infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre eguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie.

Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice de' miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi. - Non ignoro punto la gravezza del peso che mi indosso, mentre come pastore, maestro e medico delle anime vostre, io dovrò vegliarvi, istruirvi e correggervi: difendere gli oppressi senza nuocere agli oppressori, ri­provare l'errore senza avversare gli erranti, gridare allo scandalo e al peccato senza lasciar di compatire i peccatori, cercare i traviati senza blandire al vizio: in una parola essere padre e giudice insieme. Ma io mi vi rassegno, nella speranza, che voi tutti mi aiuterete a portare questo peso con allegrezza e con gioia nel nome di Dio".
(potete leggere interamente l'omelia al seguente link: Omelia di Khartum) 


martedì 9 ottobre 2012

Aber - anno II - dodicesima settimana

09-10-2012: 50° anniversario dell'indipendenza
 
Anche quest'anno nella riflessione per questo giorno in cui l'Uganda celebra con grande orgoglio l'indipendenza (in modo particolare per il 50° anniversario) non posso non soffermarmi sul significato della parola "indipendenza" sia per questa società sia, più in generale, per tutti noi. Per ragionare su questo mi ha aiutato molto un bambino africano di nome Kirikù (protagonista del film di animazione "Kirikù e la strega Karabà" che consiglio caldamente di vedere e usare come strumento per conoscere e far conoscere un po' di più la cultura e la società africana). Kirikù è un bambino che, appena nato, viene a conoscenza che tutti i suoi parenti maschi sono morti tentando di uccidere la strega Karabà. Questa strega infatti derubava la gente di tutti i suoi ori e con una magia aveva chiuso la sorgente che portava l'acqua al villaggio. Kirikù decide che anche lui vuole combattere la strega Karabà ma questa volta non per ucciderla ma per capire perchè è cattiva e cercare di guarirla. Durante questa sua avventura si imbatte in tante difficoltà ma le più grosse gli derivano soprattutto dalla sua gente. La sua tribù non è libera di pensare ma è schiava di una tradizione perversa. Una tradizione che non accetta i cambiamenti, non accetta le novità, non accetta di osservare le cose da un altro punto di vista. Questa società non può neanche prendere in considerazione che un bambino proponga una soluzione alternativa ai problemi. La saggezza è unicamente negli anziani e anche davanti all'evidenza non è accettabile un cambiamento. Spesso si crea un pensare comune che diventa la verità indiscutibile (per esempio si attribuiscono al maligno alcuni problemi solamente perchè non se ne conoscono le cause, ma questa attribuzione blocca ogni tentativo di comprensione e di conseguenza di risoluzione del problema). Anche Kirikù ad un certo punto è stanco e si sente troppo piccolo per sconfiggere il male e si rivolge agli antenati (la tradizione più vera) chiedendogli un talismano. La Verità (rapresentata da un anziano saggio) però gli dice che il male si serve proprio dei talismani per tenere schiavi gli uomini e quindi Kirikù non deve affidarsi a questi simboli ma usare la sua forza e le sue capacità. Alla fine Kirikù scopre che la strega ha una spina conficcata nella schiena che la fa soffrire e questo dolore la fa diventare cattiva. Kirikù riesce a rimuovere la spina e la strega smette di essere cattiva.
 
Kirikù ha reso indipendente la strega perchè l'ha guarita dalla sua sofferenza, dal suo dolore e di conseguenza dalla sua cattiveria.
Kirikù ha reso indipendente la sua gente perchè gli ha fatto capire che le cose possono essere viste da un altro punto di vista.
 
Allora auguri Uganda...nella speranza che anche tu possa essere un po' più indipendente da un recente passato che ti impedisce di crescere e cercare nella tua storia il vero modo per essere libera.
 
Grazie Kirikù...cercheremo di imitarti! alla fine già Qualcuno aveva detto che dovremmo essere un po' più come bambini!

giovedì 4 ottobre 2012

Aber - anno II - undicesima settimana

Un saluto da Caterina

Dopo tre anni lascio Aber e l’Uganda.  Rientro con Angela, che ho adottato, e Brenda.
Parto con la gioia di ritornare a casa, anche se sento già la nostalgia di questo posto.
Sempre più frammentata, perchè una parte di me resta qui, ma resa più forte dall’esperienza
vissuta. Ringrazio la famiglia comboniana, in particolare Maria Grazia e Marco, per
aver camminato assieme, padre Giuseppe e padre Maurizio per essermi stati vicino.
Grazie a tutti coloro che hanno condiviso con me questi anni, in particolare Edgardo,
Rosemary, Vicky e i miei compaesani e parenti.
Un abbraccio a Francesco e Samuel, inseparabili amici di Angelina.
Per tutto questo ringrazio il Signore.
Caterina

martedì 25 settembre 2012

Aber - anno II - decima settimana

ZIWA RHINO SANCTUARY (www.rhinofund.org)

Domenica scorsa siamo finalmente riusciti a "consegnare" il regalo di compleanno al Franci e all'Angela: siamo andati al parco dei rinoceronti (in realtà è stato un regalo anche per noi stessi perchè non se ne poteva più di sentire il Franci chiedere tutti i giorni da un mese a questa parte quando saremmo andati!!). Difficile descrivere lo stupore e l'emozione di grandi e piccini davanti a questi mastodontici erbivori.  
La riserva di Ziwa è l'unico posto in cui si possono vedere e avvicinare i rinoceronti in tutta l'Uganda. Nel corso degli anni grazie agli sforzi di personale specializzato e dei tour operator impegnati a far conoscere questo parco è stato possibile portare avanti questo progetto che ha come principale obiettivo il ripopolamento di rinoceronti in Uganda. Nel 1983 erano stati infatti dichiarati estinti dal territorio nazionale. Successivamente sono stati importati due "Southern White Rhino" dagli Stati Uniti e altri quattro dal Kenya...per questa ragione il primo nato è stato chiamato Obama!
Dal 2009 sono nati in tutto sei rinoceronti portando così il numero degli esemplari attualmente presenti a 12. Il ripopolamento è lento anche a causa del fatto che la gestazione di un rinoceronte è di 16 mesi.
La guida che ci ha portato in giro ci diceva che i rinoceronti possono correre fino a 45 km/h e che un esemplare adulto può raggiungere le tre tonnellate. Subito dopo, quando eravamo a non più di 10 metri da un esemplare adulto e dal suo "cucciolino", ci ha serenamente chiesto cosa avremmo fatto se avessero iniziato a caricarci! Vedendo il panico nei nostri occhi, ci ha presto rassicurato suggerendoci di arrampicarci su un albero...vedendo ancora molta perplessità ci ha detto che lui ha studiato ed è preparato ad affrontare situazioni del genere...dato che il terrore ancora ci attanagliava ci ha finalmente detto che solitamente non succede perchè questa specie è unicamente erbivora e non aggressiva verso gli umani! ci siamo comunque allontanati un pochino anche perchè la banda bassotti (il Franci, l'Angela e il Samu) facevano di tutto per aizzare quei docili pachidermi...
Credo che il regalo per il compleanno del Franci dell'anno prossimo sarà una semplice macchinina o qualcosa del genere!






mercoledì 19 settembre 2012

Aber - anno II - nona settimana

Dalla Mari: Sandra e Hadlin...

Questa mattina mentre facevamo il giro visita Sandra canticchiava incurante di medici infermieri e altri pazienti: abbiamo capito che era ora di dimetterla!
Sandra ha 10 anni e ha avuto la malaria. Sandra è sieropositiva e prende la terapia antiretrovirale. Sandra ora sta bene, ma probabilmente rimarrà sempre così come la abbiamo conosciuta ora, probabilmente non diventerà mai adolescente.
In Italia non nascono bambini sieropositivi da più di 10 anni. Se Sandra fosse nata in Italia non sarebbe stata sieropositiva, sarebbe diventata adolescente, poi donna e poi vecchia probabilmente.

Hadlin ha 12 anni e il suo cuore non funziona più. Il suo corpo si gonfia, fa fatica a respirare e quasi non riesce più ad aprire gli occhi.
Forse aveva un difetto cardiaco già dalla nascita, ma più probabilmente ha avuto frequenti e ripetute banali infezioni non curate che hanno causato una cardiopatia reumatica, condizione scomparsa in Italia dagli anni '60.
Anche Hadlin per questo non diventerà mai donna, rimarrà per sempre adolescente.

Cosa farete da grandi?

...il futuro non appartiene ancora a questo popolo.

Questo è il popolo del presente perché domani non siamo certi che ci sarà, a volte siamo certi che non ci sarà.

Il presente è il tempo di Dio, il tempo in cui Lui manifesta la sua volontà, la sua potenza e il suo amore...a volte in modo così misterioso ai nostri occhi.
 
...e dal Piccio: album fotografico e cd musicale
 
come accostare tanta "frivolezza" a tanta sofferenza? beh, io non so come essere utile a questi ragazzi ma quello che ho trovato in quest'anno è che loro troppo spesso non sono protagonisti delle loro scelte ma ancora una volta le subiscono e che non hanno mai tempo (e possibilità) di fare cose belle, di coltivare piccole, ma così importanti passioni. E' con questo doppio spirito che abbiamo cercato di proporre loro due attività belle, divertenti e che vedessero loro protagonisti. Il gioco è un diritto dei bambini. E così abbiamo cantato e fotografato, apparentemente incuranti della sofferenza e della mancanza di quegli affetti parentali che troppo spesso guerra e HIV hanno portato via prematuramente ai ragazzi dell'orfanotrofio. Ciò che sta nascendo sono un CD e un album fotografico fatti totalmente (o quasi) dai ragazzi del St.Clare in cui ci vogliono presentare Aber e far sentire quella gioia che in modo ancora una volta misterioso riesce comunque a strabordare dai loro cuori.
 
 

mercoledì 12 settembre 2012

Aber - anno II - ottava settimana

ABER VISTA DA OCCHI STRANIERI (4 PER LA PRECISIONE)

Eccoci qui, fine primo tempo per la nostra luna di miele.
Eh già, perchè da 10 giorni noi due siamo gentilmente ospitati qui ad Aber da Marco, Maria Grazia, Francy e Samu!!
Oggi è arrivato il nostro momento sul blog, che onore!!!
Marco ci ha dato l'opportunità di raccontarvi qualcosa e anche un po' di raccontare di noi due.
Siamo Alberto e Chiara due neo sposini che hanno deciso di sciegliere una luna di miele che, a parere comune, sembra un po' strana.
Infatti siamo qui ad Aber da dieci giorni per renderci conto di cosa significhi lavorare per gli altri, per capire cosa voglia dire la parola 'missione' che così di frequente si sente nominare.
Prima di mettere piede qui ci eravamo informati, abbiamo fatto dei corsi di approfondimento, molto utili, ma la verità è che, per capire, conoscere, bisogna calarsi nella loro realtà, nella realtà di questa terra affascinante. Una terra che ti lascia sempre, comunque, senza parole.
Proviamo a mettere in fila, con un senso compiuto, alcuni sentimenti che abbiamo provato in questi giorni.
Per farlo facciamo un gioco, per ogni senso scriveremo delle considerazioni, anche senza collegamento (tanta è la confusione che abbiamo in testa alla nostra prima esperienza d'Africa che speriamo ci perdonerete):
VISTA: colori, colori a non finire, e su tutti il rosso, il rosso della terra africana!! E poi la gente che cammina per strada in logico disordine. La strada che diventa commercio, movimento (anche se lento), e incontro.
OLFATTO: esotico e affascinante profumo di pioggia, di terra rossa bagnata, di ginuts tostate, di fumo, di vivande abbrustolite sui carboni a lato strada. Odore acre e persistente della vita meno affascinante e più routinaria di tutti i giorni, dagli scarichi dei motori malcarburati della città agli odori più 'umani' del villaggio.
TATTO: Strette di mano, stretta di mano a non finire... con il tempo che ha queste latitudini ha un valore molto relativo la gente, vuoi perchè gli interessa veramente, vuoi perchè sei bianco, vuoi perchè non ha di meglio da fare, ha ancora 5 minuti da investire per chiederti come stai, da dove vieni o anche per presentarsi, spesso con 'cerimoniosa solennità', così come avviene non appena ti trovi in presenza di una qualsiasi forma di organizzazione sociale (villaggio, chiesa, etc.).
UDITO: I clacson, la musica e i motori della città. Gli animali, i bimbi che annunciano 'munu munu' al nostro passaggio, la campana della scuola di Aber, ricavata da un vecchio cerchio in ferro di un auto. Poi la pioggia battente dal cielo, I decibel sparati dai woofer delle casse fuori dai 'locali' del trading center di Aber che dalle 5 di pomeriggio alla mezzanotte ti fanno compagnia.
GUSTO: fritto, tostato, salato, dolce. Un misto di tutto questo in qualsiasi pietanza in tavola. Grande scoperta, il cuore di bue, ma non il pomodoro, un frutto verde e grosso, con un cuore dolcissimo che si scoglie in bocca.
Ecco, con un po' di confusione, quello che adesso ci passa per la testa...
Per finire però ci è di dovere un ringraziamento...
ai tre piccoletti, Samuel, Francesco e Angela per averci fatto ridere e divertire in questi giorni... e anche per averci insegnato alcune canzoni da bimbi che ci torneranno molto utili.
Alle dottoresse Maria Grazia e Caterina, al 'Piccio' il grande educatore/geologo/papà Marco, perchè ognuno di voi, in modi diversi, state cercando di far prendere coscienza alla gente di qui che ci si può sforzare di inserire nel vocabolario africano anche qualche verbo che guardi al futuro e non solo al passato!!!
E poi grazie per averci ospitato qui da voi e portato in giro per un pezzettino d'Africa, lontano, lontatnissimo, dai tracciati delle 'mandrie turistiche' (senza offesa per nessuno si intende)!!!

martedì 4 settembre 2012

Aber - anno II - settima settimana

“La sindrome del pendolo”

Cosa ricordo del Cardinal Martini? Meno di 10 parole (peraltro riportatemi da Jimmy – ex coadiutore della parrocchia di San Giovanni di Rho) e un episodio...
Perché allora sento l'esigenza di condividerle? Perché sono per me più importanti di mille sermoni, esegesi e omelie e ci tengo quindi, nel mio piccolo, ad amplificarle e a ringraziarlo.
Le parole: “ma come è bello lavare i piatti in compagnia”. La gioia nell'umiltà, nel servizio e nella condivisione di una fede che non rimane “parola” ma si fa azione. Non credo serva aggiungere altro.
L'episodio: eravamo in vacanza a Gerusalemme e ci siamo aggregati ad un gruppo del PIME che aveva in programma un incontro nella residenza in cui il cardinal Martini ha trascorso alcuni anni studiando e pregando per la pace. Ci ha accolto con un paio di crocs ai piedi e un gilet in maglia verde. Ha voluto salutarci singolarmente uno per uno, chiederci chi fossimo e perché eravamo li e, dopo la lectio, ci ha riaccompagnato alla porta augurandoci la pace. L'accoglienza nella semplicità e l'attenzione verso l'altro. Più di così!
Di seguito invece riporto un Suo intervento effettuato durante degli esercizi che tenne ai missionari italiani nel 1985 presso il Centro pastorale dei missionari della Consolata di Sagana (Kenya) così come riportato in “Nigrizia” dell'1/9/2012. Inutile dire quanto condivido queste parole, quanto penso siano vere non solo per i missionari “ad gentes” ma per tutti i cristiani e quanto Lo ringrazio per essere stato breve (così che ho potuto vincere la mia pigrizia e leggerle!!!).
«Forse ho avvertito in voi un rischio, che potrei definire la "sindrome del pendolo". Vi trovate in situazioni difficili e stili di vita che difficilmente collimano con la morale cristiana, con le leggi della chiesa, con il codice di diritto canonico... Vi ho sentito parlare della bellezza di una nuova comunità cristiana che nasce dalla Parola sentita dalle vostre labbra, dell'entusiasmo iniziale di un gruppo di persone che decidono di tentare l'avventura di credere nel Vangelo, quasi aveste a che fare con una delle comunità cristiane primitive descritte negli Atti degli apostoli. In altri, invece, mi è parso di notare una perdita dello slancio iniziale: troppe le difficoltà contro cui cozzate; il processo d'inculturazione del messaggio evangelico assorbe tutte le vostre energie, ma è anche motivo di preoccupazione, di scoraggiamento, di delusione. La freschezza e la vivacità degli inizi si tramutano facilmente in cupezza, grigiore, artificiosità, calcolo. Che fare?»
«In simili frangenti, potresti avvertire il bisogno di tornare alla purezza iniziale, alla radicale serietà della scelta. Forse venite colti da un fastidioso senso di amarezza ("Ho sbagliato tutto") e desiderate essere di nuovo severi, esigenti, austeri, duri, inclementi, fermi, fiscali, inflessibili. Decidete, allora, di eliminare dal vostro approccio missionario ogni accondiscendenza con la cultura locale e con le troppe debolezze dei gruppi umani con cui vivete e ridiventare uomini e donne della legge: niente più matrimoni di prova o in fieri, niente più comprensione della poligamia, niente più bonarietà, o permissività, o approssimazione... Solo Vangelo allo stato puro!
Ma è difficile persistere in questo atteggiamento. Dopo un poco, vi accorgete che la gente non ce la fa a essere perfetta come vorreste. E forse sentite come rivolte a voi le dure parole dette da Gesù ai farisei: caricate sulle spalle degli altri pesi che non siete in grado di portare sulle vostre. Mantenere quella posizione di rigidità diventa estenuante, spossante, snervante, deprimente per voi e per tutti. E allora mollate la presa e "dondolate" dall'altra parte: tornate a essere benevoli, bonari, clementi, liberi, se non libertari, pazienti, permissivi... per poi pentirvi, appena notate nuovi tradimenti del vangelo. Fate come il pendolo: ora tutto da una parte, ora tutto dall'altra».
Chiuse gli occhi, fece una lunga pausa di silenzio e poi aggiunse: «Dove penso possa trovarsi quella che definirei una posizione di "equilibrio evangelico"? Non certo a metà strada tra la rigidezza e la permissività. Non credo che valga il detto: il meglio sta nel mezzo. L'unico luogo in cui un apostolo del vangelo deve situarsi per non ammalarsi della sindrome del pendolo è sul Golgota. Più precisamente sulla Croce. Più precisamente ancora, nel cuore trafitto di Cristo.
Piazzatevi lì. E dalla fessura procurata dalla lancia, osservate la vostra gente. Forse vedrete che i più sono molto lontani, ancora alle falde del monte o appena all'inizio del pendio. Continuate a guardarli, a contemplarli. Soprattutto, amateli con la vampa d'amore che arde in quel cuore.
Non legatevi troppo a questa o quella tabella di marcia. Non intestarditevi su questo o quel percorso. Non pretendete che siano tutti provetti scalatori. Non riprendeteli se li vedete salire zigzagando, o se rallentano, o se cadono e si fermano.
Una sola deve essere la vostra preoccupazione: che la gente non faccia mai un percorso a ritroso, cioè un cammino che la allontani da quel cuore e da quell'amore. Concedete loro di salire con la velocità di cui ognuno è capace e con le pause di cui necessita. Rispettate il fiatone che molti potrebbero avere. E se cadono, invitateli a rialzarsi, magari mostrando loro come fare. L'importante che riprendano il cammino che li avvicini a quel cuore, che è il centro dell'amore che muove ogni cosa».

martedì 28 agosto 2012

Aber - anno II - sesta settimana

Aber – Otwal andata e ritorno...

Riprendendo in parte il titolo di un celebre film, si potrebbe dire che sarebbe stato più veloce fare Palermo – Milano andata e ritorno.
Ecco alcuni dati di sintesi:
Partenza: 10:20 pm
ritorno ad Aber: 5:30 am
totale tempo impiegato: 7 ore e 10 minuti
distanza totale percorsa: 500 o 600 km penserete voi... NO!!! la bellezza di 150km!
N°volte in cui abbiamo rischiato di impantanarci: 5
Ma andiamo con calma...
lunedì scorso avevamo un importante appuntamento in tribunale a Lira: noi per richiedere guardianship di Samuel e Caterina per l'adozione di Angela.
Chiaramente lo sapevamo già da tempo e tutti gli attori che dovevano presenziare in tribunale erano stati allertati più volte.
Sembrava essere tutto a posto, proviamo a fare le ultime telefonate di conferma il giorno prima...papà del Samu presente, papà dell'Angela partito alle 10 am da casa sua per andare a casa del papà del Samu (circa 10km) per essere già insieme il lunedì mattina e recarsi con un boda-boda (moto per il servizio taxi) a Lira. Bene! Ore 5pm proviamo a chiamare il papà del Samu per avere conferma dell'arrivo del papà dell'Angela...non è ancora arrivato. Ore 6pm riproviamo...niente! Ore 7pm, 8pm, 9 pm, 10 pm stessa scena e stessa scoraggiante risposta: il papà dell'Angela non si riesce a rintracciare.
Ore 10:15 pm la Caterina viene da noi e ci comunica la decisione comprensibilmente assurda di voler andare a recuperare nel cuore della notte il nonno dell'Angela ad Otwal...nel nulla. Ma è troppo importante che ci sia qualcuno della famiglia in aula il giorno dopo. Così decidiamo di partire (non me la sento di lasciar andare sole due donne). Insieme a noi viene infatti anche Polly, zia dell'Angela che fortunatamente ci potrà mostrare la strada nel buio della notte (almeno così speravamo!) per arrivare a quella che era casa sua.
“Marco secondo te con poco meno di ¼ di serbatoio ce la facciamo?”faccio due calcoli e la risposta è nuovamente e tristemente negativa! Fortunatamente il papà del Samu conosce una persona che vende benzina (tante persone come attività comprano benzina ai distributori e la rivendono nei posti più dispersi ad un prezzo maggiorato per i disperati...e noi lo eravamo!).
Allora si parte! Guidare in Africa col buio è veramente una delle cose più pericolose in cui ci si possa imbattere (ed è purtroppo testimoniato dal numero di incidenti gravi che avvengono): I mezzi generalmente non hanno luci; molti TIR si fermano a bordo strada per dormire(non essendoci la corsia di emergenza questo significa per metà in mezzo alla corsia) chiaramente a luci spente; non ci sono lampioni né alcun tipo di illuminazione pubblica o privata; bisogna sempre comunque fare i conti con le buche dell'asfalto; la gente cammina o va in bicicletta sul bordo della strada spesso sbandando o attraversando all'improvviso; naturalmente bisogna fare i conti con gli animali (galline, capre, mucche) che normalmente di notte dormono ma che costituiscono sempre una pericolosa incognita!
Comunque dopo 40km di strada asfaltata arriviamo a corner Aboke e iniziamo lo sterrato...fortunatamente nelle ultime 24 ore non ha piovuto quindi dovrebbero essersi asciugate un po' di pozzanghere (eufemismo per non dire paludi o sabbie mobili). All'andata rischiamo 3 volte ma fortunatamente le marce ridotte della mitica RAV4 ci tirano fuori dagli abissi fangosi. Arriviamo a Otwal e troviamo il papà del Samu ad aspettarci; prima di procedere verso casa del nonno dell'Angela ci rechiamo a fare benzina dal più improvvisato dei distributori che si possa pensare.
Non avevamo considerato che solitamente vendono mezzo litro o al massimo 1litro...ma a noi ne servivano 10! così è scattata la sveglia per tutto il villaggio per cercare di fare una colletta di benzina per i “munu” da vendergli chiaramente a un prezzo fuori mercato...ma saremmo stati disposti a qualunque cosa! Dopo 10 minuti di ricerca, gente che bussava alle capanne per svegliare il fratello dell'amico del nonno che forse aveva da parte un po' di benzina...finalmente racimoliamo una tanica da 10 litri. Sono forniti di tutto il necessario: imbuto con retina per filtrare la benzina e...basta! D'altra parte questo nostro salvatore lo fa di lavoro il benzinaio!
Almeno con la certezza che non avremmo finito la benzina, ci dirigiamo alla ricerca della casa del nonno dell'Angela. Forza Polly, è il tuo momento tira fuori il GPS che c'è in te e portaci a casa tua La richiesta sembra banale ma nulla è scontato, infatti a un certo punto... “Marco inverti perché questo enorme albero è dopo casa mia!”...vabbè! Dopo altri 5 minuti “No, scusa, siamo tornati troppo indietro devo re-invertire”. Questa scena si ripete 4 volte con vari tentativi fatti scendendo dalla macchina e procedendo a piedi, con una torcia, illuminati dagli abbaglianti della macchina...niente! La stradina che conduce a casa di Polly è diventata completamente bush, bosco! A un certo punto, quando l'orologio segnava già l'1:40 am Caterina dice “basta! Proviamo a inoltrarci e bussiamo alla prima capanna che troviamo chiedendo informazioni”. Ora voi immaginatevi un posto dove passerà una macchina alla settimana e solitamente non lo fa di notte, immaginate che questa macchina si fermi davanti a casa vostra e bussi...beh, già buono che non siano usciti con un fucile per spararci! Comunque la Polly chiede dov'è casa sua (domanda imbarazzante!) e veniamo diretti verso l'albero di cui sopra, ci viene detto che subito dopo c'è una stradina che ci condurrà al villaggio meta della nostra (dis)avventura! Finalmente dopo uno scandagliamento degno dei migliori servizi segreti, individuiamo quella che è una non-strada che si addentra verso non si sa dove. Attraversiamo campi, nuovamente lagune, boschi e a un certo punto... “mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura!”...scusate la citazione ma quando ci vuole, ci vuole! Comunque decidiamo di fare una piccola deviazione e passare da casa del papà dell'Angela, non si sa mai che lo troviamo li...in fondo dista solo tre campi e sono solo le 2:15 am...val la pena allungare un pochino! Arriviamo e una assonnata quanto sorpresa sorella di Polly ci conferma che è partito alle 10 am direzione “casa papà del Samu” e da allora non hanno notizie. Ci rimettiamo in macchina e ormai usi all'attraversamento di boscaglie in notturna ci dirigiamo dal nostro povero nonno ignaro di ciò che sta per succedergli! Arriviamo nelle tenebre e per la terza volta nella stessa notte svegliamo tutto un villaggio che esce incuriosito dalle capanne per vedere questi marziani atterrare con la loro astronave. Polly scende, si dirige verso casa del papà e come se fosse la cosa più normale del mondo gli dice “dai vestiti che vieni a casa di Caterina a dormire e domani mattina andiamo in tribunale a Lira”. Non so se questo simpatico nonnino fosse mai uscito dal suo villaggio in tutta la sua vita, comunque non fa grosse obiezioni solo chiede a Polly la torcia: da queste parti non è facile neanche vestirsi a quest'ora perché nelle capanne non c'è neanche la luce. Ci salutano i parenti tutti e anche un piccolo gruppo di caprette che nel frattempo si erano svegliate e avvicinate incuriosite. Ripartiamo destinazione Aber...il ritorno è stato più lineare, abbiamo impiegato solo due ore e corso solamente due rischi impantanamento, ma alle 5e30 eravamo già a casa per riposare 1 oretta e ripartire direzione tribunale belli riposati e con la macchina sporca di fango fino al tetto pronti per affrontare una giornata che segnerà soprattutto il futuro di Caterina e Angela (e un po' anche il nostro!).
Ah, dimenticavo...il mattino dopo (o meglio neanche due ore dopo) alle 7:15 ci telefona il papà dell'Angela: “Ok, io sono a Loro (a 10 km da Aber e proprio sulla strada principale per Lira) potete passare a prendermi qui, io vi sto aspettando!”
This is Africa!

martedì 21 agosto 2012

Aber - anno II - quinta settimana

15 agosto, Assunzione della Santa Vergine Maria, festa di tutte le donne qui ad Aber.
Durante la settimana che ha preceduto ferragosto nella parrocchia di Aber si è tenuto un ritiro di donne cattoliche che è culminato proprio con la festa dell'Assunzione.
Un pomeriggio sono andata in Chiesa durante un momento di ritiro e ovviamente sono stata ospite d'onore! Erano davvero tante, forse più di 100. Ho detto loro che era molto bello che avessero trovato il tempo di riunirsi insieme nonostante tutte le fatiche e i pesi di cui si fanno carico nella loro quotidianità. Essere insieme, condividere le proprie esperienze e fatiche, spero sia per loro un modo per ritrovare speranza, ma anche per acquistare consapevolezza della propria condizione.
Polly e Vicky sono le zie di Angela, sono state a casa di Caterina durante questo mese di agosto, approfittando delle vacanze da scuola per stare un po' insieme alla nipotina. Polly ha 23 anni e studia a Kampala per diventare sarta. Vicky ha 12 anni e vive all'orfanotrofio Saint Clare.
Osservandole in questi giorni mi sono resa conto di quanto sia spiccato il loro bisogno di giocare. Segno che la vita non ha accordato loro questo privilegio molto di frequente. E' bello vedere come siano felici di giocare con i bambini, anche se sicuramente la prospettiva di farsi una famiglia propria per loro non è allettante: non può esserlo in queste condizioni. Eppure sembra esserci in loro, ed anche in altre giovani donne che incontro, un innato senso di maternità e di cura per la vita dei bambini. Come se l'essere famiglia non sia qualcosa che possa renderle felici, ma essere madri si.
Sembra che  tutte le violenze, le brutture, la miseria, la mancanza di libertà non possano comunque cancellare l'intima ed essenziale bellezza delle donne.
Ieri è stato un giorno importante per Caterina e Angela: si sono presentate davanti al giudice di Lira per chiedergli che le riconosca come madre e figlia.
Dopo quasi tre anni di convivenza, un periodo lungo per Caterina, tutta la vita per Angela, la legge le riconoscerà come madre e figlia. Presto anche la rigida legge italiana le considererà tali.
Una donna single e una bimba africana già destinata ad uno dei tanti orfanotrofi ugandesi, ora possono sognare insieme un futuro diverso.

...che siano forse queste le bellezze che salveranno il mondo...