giovedì 25 ottobre 2012

Aber - anno II - quattordicesima settimana

INTER-CAMPUS Naggalama

Da domenica 21 a mercoledì 24 ottobre si è svolto a Naggalama (circa 40 Km da Kampala) l'Inter-Campus. InterCampus realizza dal 1997 interventi in ambito sociale rivolti a bambini tra i 6 e i 13 anni. Attualmente è presente in Asia, Africa, Europa e centro-sud America per un totale di 25 paesi. Gli obiettivi di questi interventi sono plurimi ma sicuramente il più importante è utilizzare il calcio come strumento educativo, come sano divertimento e come "scusa" per tenere agganciati i bambini che altrimenti sarebbero per strada con tutti i rischi che ne deriverebbero. Ultimamente gli allenatori e i responsabili cercano di recarsi nei vari progetti due volte all'anno, ma ciò che è più importante è che l'intervento non si limita a queste presenze fisiche ma viene richiesta una continuità che deve essere data durante tutto l'anno e che viene garantita dagli allenatori locali che vengono formati.
Il campus infatti è struttrato in due parti principali:
il lavoro di formazione rivolto ad allenatori locali e il lavoro con i bambini. La mattina, strutturata anch'essa in due sessioni, prevede la formazione teorica e pratica dei futuri coaches. Il pomeriggio sono questi ultimi che lavorano con i bambini cercando di sfruttare i concetti e i suggerimenti raccolti, naturalmente sotto la supervisone attenta degli allenatori dell'Inter.
E' stata un'esperienza emozionante e interessante sotto diversi punti di vista:
Certamente l'aspetto più toccante è la gioia e l'entusiasmo dei bambini che grazie ad esercizi pensati appositamente per loro imparano (e non solo a giocare a calcio) divertendosi. E' stato importante vedere però anche l'alto grado di coinvolgimento degli allenatori. Il clima era molto positivo grazie alla professionalità di Alberto e Roberto (i due allenatori di InterCampus) ma grazie anche alla loro capacità di coinvolgere e far sentire a proprio agio indifferentemente sia i bimbi che gli adulti.
Ultime emozioni derivano in fine dall'essere tifoso interista. Da una parte entrare un pochino di più in contatto con questo mondo per molti aspetti contraddittorio ma che comunque rimane una passione. Dall'altra sapere che l'inter è l'unica società calcistica al mondo a fare progetti di questo tipo nel sociale (altre fanno della beneficienza ma è cosa diversa!) inorgoglisce e fa sperare che il calcio e lo sport in genere possano tornare ad essere uno strumento utile alla società.
Purtroppo, non voglio illudermi, il calcio soprattutto ad alti livelli è e sarà sempre un sistema in cui alla fine prevarranno su tutto gli interessi economici. Sicuramente alcune forti contraddizioni (essere associati a grandi multinazionali o avere un giro di soldi spropositato rispetto soprattutto a questi paesi) possono far passare questi progetti come banali interventi di queste società per pulirsi la coscienza. Però non è neanche giusto ignorare tentativi di chi, parte di un sistema complesso, cerca di interrogarsi su alcune tematiche etiche e sociali.
Un'ulteriore cosa che ho apprezzato è che Inter-campus mira soprattutto ad un passaggio di competenze tecniche ed educative. Come ben sapete, siamo abbastanza allergici a chi porta unicamente soldi o materiali.     
Un'ultima osservazione va fatta sulla portata di questi progetti: credo che sia importante non pensare di essere l'intervento sociale risolutore, ma dare a questa esperienza la giusta collocazione e dimensione. Sicuramente può dare degli input, sicuramente può stimolare riflessioni nella gente ugandese ma, certamente, i problemi sociali vanno affrontati e risolti unicamente dall'interno, unicamente dalla gente locale che dovrà molto soffrire e molto lottare per raggiungere un livello democratico almeno degno di questo nome.
Un'ultima emozione...alla fine dell'ultimo allenamento una bimba ha intonato:"No abbamo Inte en ore!" (i non frequentatori di San Siro devono sapere che c'è un coro che fa:"Noi abbiamo l'Inter nel cuore")...che dire...l'italiano ha bisogno ancora di qualche ritoccatina ma la fede è già da curva Nord!
N.B.: Chi vuole curiosare e conoscere un po' di più il mondo di InterCampus può farlo cliccando sui due link "Inter Campus" e "sui campi del mondo" presenti nella sezione "Per Approfondire". Sempre qui a fianco, all'interno di "Piccio-Foto", c'è invece un nuovo album in cui trovate alcune foto dell'Inter-Campus scattate a Naggalama in questi ultimi giorni.

mercoledì 17 ottobre 2012

Aber - anno II - tredicesima settimana

10 Ottobre: San Daniele Comboni
Approfittiamo della festa di San Daniele Comboni per riportare una sua breve ma significativa biografia presa dal sito "giovaniemissione". Come molti di voi sanno o avranno scoperto leggendo il blog noi siamo laici missionari comboniani. Dato che fino ad ora non avevamo ancora postato nulla su Comboni, ci sembrava giusto in questa occasione, nel nostro piccolo, far conoscere qualcosa in più su di lui o magari semplicemente stuzzicare la curiosità così che chi interessato potrà approfondire e conoscere meglio questa che nella nostra vita è una figura molto importante:
 
"DANIELE COMBONI, nato a Limone sul Garda (BS), il 15 marzo 1831, si trasferì ancora ragazzo a Verona, dove alla scuola di Don Nicola Mazza, si aprì a grandi ideali di apostolato missionario.La sua vocazione, accesa al ricordo dei Martiri, si consacrò in un giuramento di consacrazione totale all’Africa (1849) che lo portò a rischiare più volte la vita in estenuanti spedizioni missionarie fin dal 1857.
Nella fiducia che gli Africani sarebbero divenuti essi stessi protagonisti della loro salvezza, ideò un progetto per "salvare l’Africa con l’Africa" (Piano del 1864).
Fedele al suo motto "O NIGRIZIA O MORTE", nonostante le difficoltà, proseguì nel suo disegno fondando nel 1867 l’Istituto dei Missionari Comboniani.
Voce profetica, annunciò alla Chiesa tutta, particolarmente in Europa, che era giunta l’ora della salvezza dei popoli dell’Africa. Non esitò, per questo, a presentarsi, lui semplice sacerdote, al Concilio Vaticano I per chiedere ai Vescovi che "ogni Chiesa locale" venisse coinvolta nella conversione dell’Africa (Lettera del 1870).
Con coraggio non comune per allora, fondò nel 1872 un Istituto di Suore esclusivamente consacrate alle missioni, le Suore Missionarie Comboniane.
Per gli Africani spese tutte le sue energie, e si batté per l’abolizione della schiavitù.
Consacrato vescovo dell’Africa Centrale nel 1877, morì stroncato dalle fatiche e dalle croci, a Khartoum la sera del 10 ottobre 1881.
Ebbe una idea-forza che lo guidò in tutta la sua vita: consacrarsi per l'evangelizzazione degli africani. E lo fece con impegno, poiché era sicuro che Dio lo voleva.
Un giorno il Dicastero di Propaganda Fide fece sapere a Daniele Comboni: "O tu mi assicuri che vivi 35 anni ancora e così mi organizzi bene l’evangelizzazione dell’Africa Centrale, oppure mi fondi Istituti tuoi che assicurino l’opera dopo di te!".
E così Daniele Comboni divenne fondatore. Circa 4.000 uomini e donne –sacerdoti, fratelli, suore, missionarie secolari e laici –provenienti da più di 30 nazioni, oggi
incarnano il carisma e la passione di Daniele Comboni per "i più poveri ed abbandonati" sui campi della missione ad gentes, in più di 40 paesi di quattro continenti.
Insieme ad un grande numero di amici e collaboratori animati dalla stessa spiritualità, i membri degli istituti Comboniani formano la grande famiglia Comboniana.
Nuovi frutti del carisma comboniano sono: L'Istituto Secolare Missionarie Comboniane 1969 e il Laici Missionari Comboniani 1990.
Il 17 marzo 1996 Daniele Comboni viene beatificato da Giovanni Paolo II in San Pietro a Roma. Daniele Comboni fu un uomo di fede solida e sicuro della sua vocazione.
La canonizzazione è avvenuta invece il 5 ottobre 2003 sempre in piazza San Pietro. Ormai il carisma di Daniele Comboni è patrimonio della Chiesa Universale."
Ecco un estratto di una delle Sue omelie più famose:
Khartum, 11/05/1873
"Assicuratevi che l'anima mia vi corrisponde un amore illimitato per tutti i tempi e per tutte le persone. Io ritorno fra voi per non mai più cessare d'essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consa­crato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l'infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre eguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie.

Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice de' miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi. - Non ignoro punto la gravezza del peso che mi indosso, mentre come pastore, maestro e medico delle anime vostre, io dovrò vegliarvi, istruirvi e correggervi: difendere gli oppressi senza nuocere agli oppressori, ri­provare l'errore senza avversare gli erranti, gridare allo scandalo e al peccato senza lasciar di compatire i peccatori, cercare i traviati senza blandire al vizio: in una parola essere padre e giudice insieme. Ma io mi vi rassegno, nella speranza, che voi tutti mi aiuterete a portare questo peso con allegrezza e con gioia nel nome di Dio".
(potete leggere interamente l'omelia al seguente link: Omelia di Khartum) 


martedì 9 ottobre 2012

Aber - anno II - dodicesima settimana

09-10-2012: 50° anniversario dell'indipendenza
 
Anche quest'anno nella riflessione per questo giorno in cui l'Uganda celebra con grande orgoglio l'indipendenza (in modo particolare per il 50° anniversario) non posso non soffermarmi sul significato della parola "indipendenza" sia per questa società sia, più in generale, per tutti noi. Per ragionare su questo mi ha aiutato molto un bambino africano di nome Kirikù (protagonista del film di animazione "Kirikù e la strega Karabà" che consiglio caldamente di vedere e usare come strumento per conoscere e far conoscere un po' di più la cultura e la società africana). Kirikù è un bambino che, appena nato, viene a conoscenza che tutti i suoi parenti maschi sono morti tentando di uccidere la strega Karabà. Questa strega infatti derubava la gente di tutti i suoi ori e con una magia aveva chiuso la sorgente che portava l'acqua al villaggio. Kirikù decide che anche lui vuole combattere la strega Karabà ma questa volta non per ucciderla ma per capire perchè è cattiva e cercare di guarirla. Durante questa sua avventura si imbatte in tante difficoltà ma le più grosse gli derivano soprattutto dalla sua gente. La sua tribù non è libera di pensare ma è schiava di una tradizione perversa. Una tradizione che non accetta i cambiamenti, non accetta le novità, non accetta di osservare le cose da un altro punto di vista. Questa società non può neanche prendere in considerazione che un bambino proponga una soluzione alternativa ai problemi. La saggezza è unicamente negli anziani e anche davanti all'evidenza non è accettabile un cambiamento. Spesso si crea un pensare comune che diventa la verità indiscutibile (per esempio si attribuiscono al maligno alcuni problemi solamente perchè non se ne conoscono le cause, ma questa attribuzione blocca ogni tentativo di comprensione e di conseguenza di risoluzione del problema). Anche Kirikù ad un certo punto è stanco e si sente troppo piccolo per sconfiggere il male e si rivolge agli antenati (la tradizione più vera) chiedendogli un talismano. La Verità (rapresentata da un anziano saggio) però gli dice che il male si serve proprio dei talismani per tenere schiavi gli uomini e quindi Kirikù non deve affidarsi a questi simboli ma usare la sua forza e le sue capacità. Alla fine Kirikù scopre che la strega ha una spina conficcata nella schiena che la fa soffrire e questo dolore la fa diventare cattiva. Kirikù riesce a rimuovere la spina e la strega smette di essere cattiva.
 
Kirikù ha reso indipendente la strega perchè l'ha guarita dalla sua sofferenza, dal suo dolore e di conseguenza dalla sua cattiveria.
Kirikù ha reso indipendente la sua gente perchè gli ha fatto capire che le cose possono essere viste da un altro punto di vista.
 
Allora auguri Uganda...nella speranza che anche tu possa essere un po' più indipendente da un recente passato che ti impedisce di crescere e cercare nella tua storia il vero modo per essere libera.
 
Grazie Kirikù...cercheremo di imitarti! alla fine già Qualcuno aveva detto che dovremmo essere un po' più come bambini!

giovedì 4 ottobre 2012

Aber - anno II - undicesima settimana

Un saluto da Caterina

Dopo tre anni lascio Aber e l’Uganda.  Rientro con Angela, che ho adottato, e Brenda.
Parto con la gioia di ritornare a casa, anche se sento già la nostalgia di questo posto.
Sempre più frammentata, perchè una parte di me resta qui, ma resa più forte dall’esperienza
vissuta. Ringrazio la famiglia comboniana, in particolare Maria Grazia e Marco, per
aver camminato assieme, padre Giuseppe e padre Maurizio per essermi stati vicino.
Grazie a tutti coloro che hanno condiviso con me questi anni, in particolare Edgardo,
Rosemary, Vicky e i miei compaesani e parenti.
Un abbraccio a Francesco e Samuel, inseparabili amici di Angelina.
Per tutto questo ringrazio il Signore.
Caterina