martedì 22 luglio 2014

Aber - anno III - quarantesima settimana

La torta mondiale

Come già condividevo in passato, il corso che sto tenendo alla scuola secondaria St.Mary di Aboke sulla missionarietà è una delle attività più interessanti che ho avuto la fortuna di portare avanti in questi tre anni. Non per voler essere ripetitivo ma ancora una volta devo osservare come la riuscita di un progetto è inversamente proporzionale alla quantità di soldi spesi. In questo caso…costo zero, coinvolgimento delle ragazze massimo! Sabato scorso questo percorso condiviso si è arricchito di un altro interessante capitolo. Il tema che stavamo trattando era “la condivisione” intesa a 360° e ho pensato di proporre come gioco per la condivisione delle risorse “La torta Mondiale”. Come forse molti di voi sapranno, La torta mondiale è un gioco in cui si rappresenta il mondo (servendosi di dati forniti da alcuni centri di ricerca per uno sviluppo sostenibile) mantenendo fedele il rapporto tra il numero di persone appartenenti ad un certo continente e la quantità di risorse per esse disponibili. Quindi, per fare qualche esempio, con un gruppo di 20 persone, 12 rappresenteranno l’Asia e avranno a disposizione 7 risorse (solitamente merende); 3 persone saranno l’Africa con 1 risorsa; 1 persona sarà il Nord America con 11 risorse; 2 persone l’Europa con 11 risorse e così via! Come gioco è molto ben pensato e da sempre molti spunti per discutere con i ragazzi…soprattutto perché i ragazzi-Africa e i ragazzi-Asia si vedono veramente privati delle loro gustose merendine!!! Fin’ora però mi era sempre capitato di proporlo in Italia, ma questa volta il contesto era diverso: lo proponevo in Africa, lo proponevo nella parte di Mondo che è vittima e non carnefice di questa situazione. Come avrebbero reagito?  Se di solito quando lo si fa dalle nostre parti, dall’analisi della situazione esce rammarico, dispiacere e un vago senso di colpa, questa volta speravo uscisse rabbia per la presa di coscienza di essere vittime di ingiustizie e voglia di riscatto. In effetti, nel momento in cui ho svelato cosa rappresentava quella situazione a gruppi in cui si trovavano c’è stato un attimo di imbarazzo e sorpresa. Imbarazzo da parte mia che da “bianco” mi trovavo a dire: “questa è l’Africa, questo gruppo siete voi. 1 biscotto per tre persone e in più vi do anche le carte vuote dei biscotti come rifiuti gettati dal resto del mondo”. Sorpresa da parte loro nel vedersi proporre da un “colpevole” un gioco del genere. Comunque, dopo questi primi attimi il gioco è andato avanti e sono uscite questioni interessanti. Purtroppo, rispetto a quello che avrei voluto, è emersa ancora troppa rassegnazione e senso di dipendenza dal così detto primo mondo però la speranza è che sia un pochino cresciuta quella consapevolezza che è la prima molla per far scattare la volontà di essere protagonisti del cambiamento.  Ecco alcuni episodi avvenuti durante il gioco che voglio portare alla vostra attenzione senza alcun commento:
 Una ragazza-Asia ha commentato “noi siamo fortunati ad essere in tanti, in questo modo possiamo dividerci i problemi”
Un’altra ragazza-Asia rivolgendosi al Nord America: “dovrebbero donarci un po’ di biscotti!”. Io intervengo facendo notare l’errore dell’usare la parola “donare” e sottolineo come: “Dovrebbero essere suddivisi diversamente i biscotti per giustizia, non per carità”
Nella fase in cui si chiede ai partecipanti di trovare delle soluzioni… una ragazza “emigra” dall’Africa, si sposta in Nord America e ci rimane.

Un’altra ragazza “emigra” dall’Asia, va in nord America, prende due biscotti, torna in Asia ma se li tiene per sé e non li condivide con gli altri asiatici.

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